Aneurisma cerebrale: segni clinici e trattamenti

Si definisce aneurisma cerebrale un rigonfiamento patologico, simile a una sacca, di un vaso arterioso del cervello. Spesso la malformazione vascolare non è sintomatica. Di solito un aneurisma si forma in ogni vaso sanguigno del corpo.

Ci sono però delle zone più interessate quali: l’aorta addominale ed il cervello. A livello cerebrale si registra una più alta incidenza di casi per la stessa anatomia del sistema vasale. In caso di rottura possono sorgere delle complicanze gravi a causa dell’emorragia cerebrale (ictus emorragico).

Questa grave conseguenza si verifica nello spazio tra il cranio, le meningi ed il cervello provocando emorragia subaracnoidea. Un aneurisma cerebrale si forma nel caso in cui la parete di un vaso sanguigno è sottile ed indebolita. Quindi non riesce a sopportare la pressione del sangue. In caso di rottura dell’arteria si evidenzia il rigonfiamento.

Se la sacca è di grosse dimensioni potrebbe premere contro nervi ed altre zone del cervello causando sintomi. Infatti tra i segni clinici dell’aneurisma cerebrale ci sono: mal di testa, perdita di equilibrio, dolore attorno agli occhi. A cui si associano: formicolio o perdita di sensibilità da un lato del viso, problemi visivi, difficoltà a parlare, difficoltà di concentrazione, problemi di memoria a breve termine.

Si tratta di segni clinici da non sottovalutare per non rischiare gravi complicanze. Quindi è bene consultare subito il proprio medico. Alcuni soggetti sono più inclini a sviluppare un aneurisma per delle cattive abitudini. Tra i fattori che espongono di più al rischio ci sono il fumo di sigaretta e l’ipertensione cronica. Esistono poi dei fattori legati alla predisposizione genetica. Secondo alcuni studi la causa è da ascrivere al DNA. Ci sono delle cause di natura congenita come le anomalie dei vasi sanguigni e dell’apparato circolatorio.

Aneurisma cerebrale: esami diagnostici e trattamenti

È bene formulare per tempo la diagnosi di aneurisma cerebrale. In tal caso si eseguono degli esami strumentali. Come ad esempio una TAC all’encefalo. Anche se è più precisa un’angioTAC, che si esegue iniettando nel soggetto un mezzo di contrasto. Così si può visualizzare il rigonfiamento patologico. Un altro esame che identifica la sacca vascolare è la risonanza magnetica (RM).

Per una diagnosi più attendibile si fa l’angioRM con uso di tracciante. Ma il gold standard è l’esame diagnostico di angiografia cerebrale. Tale indagine visualizza tutto il flusso sanguigno cerebrale. In pratica si inserisce un catetere attraverso l’arteria femorale. Fino a raggiungere i vasi sanguigni dentro la testa.

Dopo la diagnosi si valutano diversi tipi di trattamento. Infatti un aneurisma non rappresenta un pericolo immediato. Invece la sua pericolosità è legata alla possibile rottura. Che provocherebbe l’invasione di sangue nel tessuto cerebrale. L’emorragia potrebbe causare dei danni gravi in base alla sua estensione ed alla sua durata.

Dopo aver identificato la sacca, il chirurgo può decidere di tenerla sotto osservazione periodica. Un’altra opzione consiste nel prescrivere farmaci per ridurre la pressione arteriosa. Si può inoltre trattare con un intervento chirurgico che isola l’aneurisma. Nel caso in cui il neurochirurgo sceglie di intervenire, può valutare due opzioni. Ossia la microchirurgia oppure il trattamento endovascolare.

La microchirurgia consente di isolare l’aneurisma fissando una o più clip a livello della sacca. Invece il trattamento endovascolare è un’angiografia che raggiunge il vaso cerebrale mediante l’arteria femorale. Così si riempe l’aneurisma con dei filamenti in titanio. Oppure nel corso dell’operazione si posiziona uno stent. In pratica il trattamento endovascolare esclude il rigonfiamento dal circolo cerebrale.