Dieta Lemme: come funziona?

Tra tutte le diete che siamo abituati a conoscere, che siano esse di orgine nazionale oppure no, c’è anche quella di Alberico Lemme, un farmacista che decise di sintetizzare una dieta a suo modo per far ottenere a tutti coloro che l’avrebbero seguita grandi benefici dati da perdite di peso repentine. Nonostane sia stata concepito da un italiano, però, questo modo di alimentarsi va nettamnete contro molti di quelli che sono i cardini della nostra amata dieta mediterranea. 

Per prima cosa si presenta abbastanza restrittiva poichè vieta del tutto e per sempre determinati alimenti che vedremo in seguito; in secondo luogo anche il consumo di frutta e verdura si considera assai limitato, per cui si potrebbero riscontrare numerosi effeftti collaterali causati dalla mancanza di vitamine e nutrienti di questo genere. In ultima analisi, questa dieta non comporta la pesata dei pasti e neppure delle dosi ben precise, al contrario, invece, di come siamo abituati a sapere per merito di altre diete.

I cardini principali sono i seguenti:

Un NO secco a zucchero, sale, aceto frutta, verdura, latte e derivati e pane. A seguire abbiamo una strutturazione del piano dimagrante in due fasi, la prima da attuare fino a quando abbiamo perso tutti i chili in eccesso, la seconda, a seguire, di circa 3 mesi che serve come periodo stabilizzante in cui si reintroducono definitivamente i cibi vietati ad eccezione dello zucchero e dolcificasnti di ogni genere, il latte vaccino, il sale e l’aceto. (Quindi, già questo dovrebbe farvi capire quanto questa dieta sia restrittiva se prevede diversi divieti a vita)

Ma non siamo ancora arrivati alle regole base: la dieta di Lemme predica, in un certo senso, che non tutti i nutrienti sono assorbiti allo stesso modo e soprattutto in maniera ottimale allo stesso orario; egli sostiene, infatti, che i carboidrati siano più facilmente assorbibili dal nostro organismo la mattina presto, per questa il suo piano alimentare è diventato famoso anche come la “dieta della pasta a colazione”. Anche gli orari in cui mangiare, inoltre, sono prestabiliti, cosa che, però, ha ottenuto l’approvazione di diversi nutrizionisti poichè regola e si adatta bene ai nostri ritmi circadiani. Per cui la colazione si fa entro le 9:30; lo spuntino tra le 10 e le 11, il pranzo tra le 12 e le 14, la merenda tra le 16 e le 17 e la cena tra le 19 e le 21.

Esempio di menù

Un’altra delle regole, inoltre, consiste nel non mischiare le proteine con i carboidrati nemmeno nello stesso giorno, secondo quelli che sono i cardini della dieta dissociata. Ogni cibo, infatti, provoca delle diverse reazioni nel nostro organismo, fenomeni che bisogna ottimizzare al meglio non mischiando i macronutrienti tra loro. A sostegno di questa tesi, un classico esempio del menù di questa dieta coniste nel mangiare a colazione tacchino e caffè, a pranzo un filetto di manzo e caffè, ed a cena pesce spada e caffè. Come avete potuto notare il caffè si incentiva parecchio, così come anche l’acqua, sia liscia che gassata ed il tè. 

In conclusione possiamo dire che la perdita di peso in molti casi c’è, ma che di certo non si tratta di un metodo approvato da molte itituzioni della nutrizione. In più, come accennavamo prima, è facile ritrovarsi deboli e stanchi per l’assenza di vitamine, fibre e tutti i sali minerali che ricaviamo dalla frutta; dunque se stai cercando una dieta più consona alla buona salute, meglio ripiegare sulla classica dieta mediterranea.