Epilessia considerata malattia sacra nel mondo greco

Nella storia della medicina antica, l’epilessia ha attirato molte attenzioni. Un interesse legato soprattutto ai nomi illustri di personaggi colpiti da crisi epilettiche. Secondo le testimonianze storiche hanno sofferto della malattia Alessandro Magno e Giulio Cesare. Gli antichi facevano riferimento alla patologia definendola malattia sacra.

Infatti, i greci sostenevano che chi aveva attacchi epilettici era posseduto da una divinità. La stessa etimologia greca della parola significa “essere preso, colpito da qualcosa”. E si riteneva che gli spasmi e le convulsioni del soggetto epilettico derivassero dall’azione diretta di una divinità. Una sorta di possessione del corpo dell’uomo da parte di uno degli dei. Infatti era nota come comitialis morbus ma anche maior morbus e divinus morbus. Quindi si considerava una maledizione degli dei.

La malattia si riteneva inoltre contagiosa. Per trattare gli attacchi si chiedeva l’aiuto di santoni che consigliavano come cura i rituali di magia e degli incantesimi. Tra i trattamenti suggeriti dai santoni ci sono ad esempio quello di non vestirsi di nero o di non dormire su pelli di capra.

Si riteneva che lo sputo difendesse dagli attacchi della malattia. A conferire poi carattere patologico all’epilessia è stato il padre della medicina: Ippocrate (460-380 a.C.). Al quale spetta il merito non solo di aver fatto progredire lo studio della medicina clinica. Infatti Ippocrate ha scritto un libro su tale condizione.

Epilessia: il saggio “La malattia sacra” di Ippocrate

Si tratta dell’opera intitolata “La malattia sacra”, un saggio pervenuto sotto il nome di Ippocrate. L’autore smonta la tesi della divinità attribuendo una patogenesi agli attacchi epilettici. Inoltre il saggio è considerato il testo che fonda la medicina scientifica.

Di fatto Ippocrate fa riferimento ad una causa reale della malattia. Nello specifico nel saggio si legge: “Questa malattia non mi sembra più divina di tutte le altre ma, come tutte le altre, ha una sua causa naturale”.

Così l’antico clinico propone la validità della diagnosi. In sostanza invita i medici ad indagare le cause degli attacchi degli epilettici. Solo grazie ad un’indagine accurata si può fornire una giusta terapia. Allo stesso tempo Ippocrate invita a diffidare della magia e delle ciarlatanerie che mirano solo al lucro.

Ma il punto centrale del saggio “La malattia sacra” è quello in cui si parla dell’epilessia, come di una malattia congenita. Questa si genera nella fase intrauterina. E si associa ad un cattivo funzionamento del cervello.

Si deve precisare che non tutto quanto è scritto nel testo è oggi condivisibile dalla scienza medica. Anche se il saggio si considera ancora un buon modello di metodo clinico. Infatti il padre della medicina invita a diffidare dei ciarlatani e di chi adduce spiegazioni non razionali. Un monito valido ancora oggi nel campo della medicina. In più, gli epilettici oggi non sono giudicati in modo negativo con implicazioni sociali.

Oggi questo disturbo neurologico vede tra le cause di insorgenza condizioni genetiche, congenite e di sviluppo. Nello specifico la sindrome prevede la ripetizione di crisi epilettiche per l’iperattività dei neuroni. L’episodio epilettico comprende una serie di manifestazioni ricorsive. Tra cui: la perdita di conoscenza, le alterazioni sensitive, le anomalie psichiche e motorie. Spesso si associano gli spasmi o le contrazioni della muscolatura scheletrica di tipo convulsivo.