La sindrome premestruale: per i sintomi serve la vitamina B

Un’alta percentuale di donne in età fertile risente di alcuni sintomi ricorrenti che caratterizzano la sindrome premestruale (SPM oppure iperfollicolinica).

Si fa riferimento ad una serie di disturbi di natura psicologica e biologica. I quali si manifestano una o due settimane prima dell’arrivo delle mestruazioni. In particolare le donne lamentano: dolori addominali, gonfiori, nervosismo e sbalzi d’umore.

Una valida strada per contrastare le alterazioni sia biologiche sia psicologiche è offerta dalla dieta. Quindi è bene seguire, in quel periodo del ciclo mestruale, un’alimentazione sana e variegata. Bisogna consumare regolarmente alcuni cibi che forniscono un buon apporto di vitamine. Sarebbe meglio evitare sia le pillole sia gli integratori.

Da quanto suggerito da diversi studi è bene consumare degli alimenti ricchi di vitamine. Tra i quali: i cereali integrali, gli spinaci, le patate, le banane. Durante la sindrome premestruale si devono fare scorte di vitamina B. Un alleato prezioso per alleviare i disturbi. Più precisamente sono indispensabili alle donne le vitamine B1 e B2. In quanto placano il dolore.

La sindrome premestruale: studio dell’University of Massachusetts sulle vitamine B1 e B2

Uno studio condotto dai ricercatori dell’University of Massachusetts, poi pubblicato sul Journal of Clinical Nutrition, rivela i benefici della vitamina B sui sintomi della sindrome premestruale.

Nel corso dello studio si sono analizzati più di 3mila donne in questa fase del ciclo mestruale. Secondo le conclusioni dedotte dai ricercatori, le donne che assumono tiamina (B1) e riboflavina (B2) sono meno esposte ai sintomi premestruali. Con una riduzione del 35% dei casi.

In base ai risultati dello studio, si possono assumere con regolarità le vitamine del gruppo B. Attraverso una dieta sana che offre tali effetti positivi. Mentre non sono consigliati gli integratori. Perché non assicurano gli stessi benefici.

Dunque è bene integrare nella propria alimentazione una buona fonte di tiamina. Questa sostanza si trova soprattutto in cibi come: i cereali integrali, i legumi, le noci. Nella dieta delle donne in età fertile non deve mancare poi la riboflavina. Invece tale vitamina è presente in cibi quali: la carne, il latte, le uova, le verdure verdi.

Gli autori dello studio dell’University of Massachusetts hanno ipotizzato l’azione di tali vitamine. Infatti sostengono che queste due vitamine del gruppo B siano capaci di influenzare i neurotrasmettitori del cervello.

In particolare, la serotonina e la dopamina. Che a loro volta sarebbero associati con la sindrome premestruale. Come conseguenza si ottiene una riduzione degli effetti.